- ORGANIZZAZIONI
DI VOLONTARIATO E FORMAZIONE: ALCUNE
SPECIFICITA'
Per formazione sintende
solitamente un insieme di attività programmate e
valutabili nei loro risultati, finalizzato ad un
incremento di capacità individuali o di gruppo
nello svolgere un lavoro e/o un ruolo sociale.
La
formazione sta ad indicare quindi:
- unattività
educativa intenzionale, comunicabile e
controllabile nei suoi risultati, con cui
si trasmette il sapere ed i modi di
utilizzare tale sapere (ossia conoscenze
e competenze). La formazione è quindi
anche una modalità di comunicazione e di
relazione tra i diversi soggetti e
talvolta anche tra questi e lorganizzazione
a cui appartengono.
- Tale
attività educativa può essere tesa sia
allo sviluppo compiuto dall'individuo in
termini di personalità psicologica e in
termini professionali, sia alla
definizione o modifica dei rapporti tra l'individuo
e le organizzazioni in cui è inserito ed
esercita un ruolo.
Col termine
"formazione" tuttavia si indicano
spesso attività educative molto diverse tra loro.
Per questa ragione abbiamo ritenuto utile
innanzitutto soffermarci a evidenziare alcune
diverse accezioni del termine ed abbiamo
elaborato un glossario dei termini attinenti alla
formazione riportato nella parte finale di questo
testo, la cui finalità non vuole essere quella
di fornire significati univoci ai termini
utilizzati, ma semplicemente di favorire un
linguaggio comune ed agevolare la lettura e
comprensione di questo testo.
Il termine
formazione può essere riferito a varie tipologie
specifiche di attività formative, tra cui
- la
formazione di base:
un'azione
formativa volta alla trasmissione di conoscenze,
competenze, abilità, ritenute essenziali per il
conseguimento di un mestiere o di una professione
o di un ruolo sociale, e che solitamente
comprende al suo interno una o più parti di tipo
- informativo-istruzionale
(per esempio, un corso sulle nuove norme
fiscali in materia di ONLUS);
- addestrativo,
ossia di allenamento a operazioni
pratiche (per esempio: come opera un
barelliere in una ambulanza, o come si
utilizza un computer);
- "relazionale",
ossia attinente al ruolo (per esempio:
sensibilizzazione alla dimensione della
"cittadinanza attiva",
apprendimento di atteggiamenti,
comportamenti nuovi in un corso sulla
comunicazione relativo a particolari
problemi o programmi).
Si
definisce invece solitamente di "specializzazione"
quellattività formativa successiva
alla formazione di base mirata a
innalzare le competenze relative ad una
particolare funzione professionale o
ruolo sociale (per esempio: formazione
per addetti stampa all'uso di Internet);
- l'aggiornamento
E questa
un'azione formativa che tende a rendere più
attuali competenze divenute ormai obsolete per
chi già opera in un determinato ambito sociale o
professionale (per esempio aggiornamento in
materia di tenuta delle scritture contabili).
Diversa è invece la formazione di riqualificazione,
che sta ad indicare il passaggio da un ruolo ad
un altro in cui deve essere rivisto radicalmente
il modo di ognuno di gestire le proprie attività.
- la
formazione permanente
Si parla di
formazione permanente o continua riferendoci
invece ad iter formativi che durano tutta la vita
professionale, connesse quindi più allo sviluppo
della persona che allo specifico ruolo
professionale (formazione culturale in senso lato,
come per esempio quella fornita dalle Università
della terza età). In tal senso si usa il termine
formazione talora anche riferendoci a singoli
eventi di dibattito pubblico o di attualità a su
specifici temi.
Ciò che
comunque caratterizza la formazione e che la
distingue dalla istruzione o informazione, è il
fatto che non è solo trasmissione di conoscenze
e quindi di "sapere";
ma tende soprattutto a sviluppare le competenze
anche pratiche operative ("il
saper fare") ed i modi di
intendere il proprio ruolo e di esercitarlo (il "saper
essere"), attivando
processi di comunicazione .
La formazione
del volontariato ha alcune caratteristiche
specifiche rispetto ad altri tipi di attività
formative, che possono essere riassunte in tre
punti principali:
A)
La formazione del volontariato può essere
considerata di tipo "professionale"?
Crediamo sia necessario chiarire in che termini
si può parlare di formazione professionale del
volontariato.
La formazione di
solito è considerata di tipo "professionale",
quando questa è relativa ad una attività
lavorativa che richiede conoscenze e competenze
anche di natura complessa e che possono essere
alla base di specifiche figure o categorie
professionali (per esempio: il sapere ed il saper
fare dell'assistente domiciliare, dell'infermiere,
ecc); di solito all'interno di tale formazione vi
è quasi sempre una parte dedicata al ruolo di
tali figure, ruolo interno all'organizzazione in
cui operano un ruolo sociale.
La formazione
del volontariato può essere quindi talora
considerata di tipo "professionale"
nella misura in cui:
- è
relativa ad una attività lavorativa
intendendo con tale termine "lapplicazione
di una energia al conseguimento di un
fine determinato"(1) - la cui
caratteristica essenziale è la gratuità,
come affermato dalla stessa L.266/91;
- richiede
conoscenze e competenze talora complesse,
seppur non siano riconducibili a
specifiche figure o categorie
professionali regolate da contratti
"di categoria" o da ordini
professionali;
- assume
un rilievo particolare il ruolo sociale
svolto dal singolo o dall'organizzazione
di volontariato stessa.
La
caratteristica peculiare del volontariato data
dal suo offrire lavoro gratuitamente si riflette
ovviamente in modo del tutto originale nella
formazione: se gratuito non significa solo "non
esser pagato" per le proprie prestazioni, ma
un insieme di modalità particolari di rapporto e
di incontro con l'altro, cambiano non solo le
finalità ultime, il senso dell'agire e quindi il
ruolo del volontario, ma talora possono cambiare
le stesse modalità di intervento, le stesse
metodologie o tecniche di lavoro. Ad esempio, si
pensi come il volontariato abbia creato, nel
campo del disagio sociale e della marginalità,
sin dagli anni 80, nuove modalità di lavorare e
fare servizi, quindi anche nuovi tipi di
professionalità e formazione. Per esempio, lagenzia
di formazione del CNCA (Coordinamento nazionale
delle comunità di accoglienza) ha spesso
valorizzato la "natura fortemente
laboratoriale" della formazione, in cui
ricerca-intervento e formazione si mescolano per
riprogettare nuove professionalità partendo dallanalisi
delle proprie esperienze di volontariato. "Si
pensi alla delineazione di nuove figure
professionali allinterno della mappa dei
profili lavorativi tradizionali che configurano
vere e proprie professionalità emergenti che non
trovano risposte nei classici percorsi formativi,
come leducatore professionale, lanimatore
socio-culturale, loperatore di strada, il
tutore dellaffido familiare, lagente
di sviluppo locale, il referente dei servizi di
mediazione, loperatore di comunità, il
progettista di interventi di rete, il trainer dei
programmi di reinserimento socio-lavorativo, ecc.
" (2)
Se nella
caratteristica del volontariato di offrire il
proprio lavoro gratuitamente è da individuare l'originalità
che sta alla base della "specificità"
anche della formazione dei volontari, questa
talora ha anche rappresentato il suo punto di
"fragilità". Infatti:
da una parte, la
gratuità, soprattutto in passato, ha favorito
alcune "resistenze" a fare formazione
professionale, poiché gratuito sembrava talora
identificarsi col "non professionale",
come se non si dovesse richiedere ad un
volontario di essere competente ed esperto, al
pari di un professionista;
dall'altra parte,
quando negli anni più recenti è cresciuta l'esigenza
da parte dei volontari e delle istituzioni di
interagire sempre di più in "rete" con
i vari professionisti del sociale, man mano che
si è sviluppato il ridisegno dellwelfare
state, lesigenza di essere sempre più
efficaci per rispondere al meglio a vecchi e
nuovi bisogni emergenti, anche attraverso una
migliore competenza di tipo professionale, allora
la formazione è divenuta ancor più cruciale per
il mondo del volontariato. Ciò è avvenuto non
sempre riuscendo a reinterpretare e coniugare gli
aspetti inerenti alle competenze delle
professioni già esistenti nei vari settori, con
quelle finalità etiche e modalità dazione
tipiche del mondo del volontariato.
B)
La formazione del volontariato si è
caratterizzata sempre più per essere luogo,
spazio, tempo di apprendimento per il
volontariato. Un corso di formazione è tanto
più efficace quanto più sa "far vivere"
e rivivere, rielaborare rispetto ai contenuti
trattati in aula, le esperienze di ciascun
partecipante: proprio nel rivivere e nel
risistematizzare le conoscenze del proprio
vissuto in modelli interpretativi che si misurano
con nuove realtà, si adattano, si evolvono, sta
il significato di apprendimento, ossia di
apertura ad una realtà in cambiamento da
comprendere e con cui interagire, per cambiare e
non solo per essere cambiati.
Concretamente ciò
ha significato in alcune realtà di volontariato,
come per esempio per il Gruppo Abele, rinnovare
la formazione stessa anche in modi originali:
alla fine degli anni 70, il Gruppo Abele ha
creato lUniversità della Strada, in cui la
novità risiedeva proprio nella scelta di far
parlare direttamente i protagonisti delle storie
di emarginazione e far confrontare con loro
operatori diversi, studiosi, ricercatori,
magistrati, permettendo a queste diverse figure
professionali per un periodo di tempo (circa 20
giorni in formula residenziale) di misurarsi
attraverso i contenuti trattati nel corso, con i
vari problemi di vita comunitaria e di relazione
con gli altri, proprio partendo dai "protagonisti"
delle storie per "apprendere" e per
ritrovare un rinnovato senso di essere volontari
e dellagire professionale. LUniversità
della Strada si è caratterizzata quindi come un
laboratorio di ricerca che partiva dalla realtà
per confrontarla con le teorie e le professioni,
per elaborare proposte di intervento più
aderenti ed adeguate ai problemi, attraverso il
lavoro di gruppo, lo scambio di esperienze e la
capacità di mettersi in rapporto. Del resto
"..apprendere significa spostare parte del
nostro mondo e spostare quelle parti implica
cambiare la forma del nostro mondo interno.
Questo è ciò che fa della formazione un evento
così delicato, così minaccioso, così
desiderato e insieme temuto e drammatico ..che di
fronte a questo stanno sempre ambivalenze e
difese..". (3)
In particolare
per la formazione del volontariato, come nel caso
citato sopra del gruppo Abele, tale processo di
apprendimento assume una valenza anche di
ricomposizione del "senso" del proprio
operato: la ricomposizione di interventi
professionali, spesso in quanto tali "specialistici",
ma anche frammentati; la ricomposizione dellinsieme
(la "rete") dei servizi e degli
interventi; la ricomposizione dei legami, dei
rapporti, affettivi, familiari, sociali, che si
evidenzia quando si pone al centro la persona con
tutte le sue problematiche connesse. Ripensare
allesperienza, mettere insieme i tasselli,
i vari pezzi delle relazioni che stanno intorno
alla persona in difficoltà, ponendola realmente
al centro nella sua globalità, per ritrovare il
senso complessivo dellazione volontaria,
come pezzi di un puzzle che pian piano si
incastrano tra loro e fanno emergere una immagine,
unimmagine che magari va riprogettata e
ridisegnata. La formazione assume in particolare
nel volontariato questo significato anche di
ricerca del "senso" del proprio
intervento partendo dallesperienza.
C)
La formazione in quanto processo di
apprendimento guidato ed in quanto esso stesso
momento di cambiamento (individuale o di gruppo o
organizzativo) è sempre uno strumento anche di
"potere": può essere inteso come
potere "manipolativo", ossia usato da
chi promuove o fa formazione ed esercitato nei
confronti dei partecipanti secondo una
metodologia di fatto "dallalto verso
il basso, ma anche e soprattutto come spazio di
potere di comunicazione e di espressione dei
partecipanti, secondo una metodologia "dal
basso verso lalto" e viceversa.
Questultimo
aspetto vale in particolare per la formazione del
volontariato, poiché lassociazione si
costituisce e vive proprio in quanto si regge
sulle motivazioni dei singoli che si associano:
motivazioni che possono trovare un loro spazio di
conferma e rafforzamento anche in momenti di
formazione e senza le quali lassociazione
stessa non potrebbe esistere e svilupparsi,
essendo la loro adesione del tutto volontaria, a
differenza di altri tipi di organizzazione, come
ad esempio quelle delle imprese.
Possiamo
pertanto interpretare la formazione del
volontariato come uno strumento di "empowerment",
ossia di ampliamento o rafforzamento del potere
dei volontari, delle possibilità di un soggetto
sia esso organizzazione o persona di aumentare la
capacità di agire nel proprio contesto e di
operare più consapevolmente delle scelte.
Formazione in
ambito di volontariato significa spesso infatti
fare leva sulle risorse già presenti nei singoli,
fornendo supporti conoscitivi per organizzarle in
modo da aumentarne la autodeterminazione.
Significa acquisire maggiori capacità di
elaborare un ventaglio di soluzioni efficaci
sulla base dei propri bisogni ed aspettative.
Questo aspetto di "empowerment" sarà
ripreso anche nella parte terza di questo testo
alla cui lettura rimandiamo per ulteriori
approfondimenti.
Questo maggiore
potere (empowerment) è innanzitutto un "potere
sociale" che si produce allinterno
della realtà associativa: produrre "potere
sociale" in unorganizzazione di
volontariato significa produrre quella forza
nuova e superiore rispetto alla somma delle
singole capacità e volontà degli individui che
si associano. Lassociazione cioè
costituisce il luogo di coagulo dei singoli, in
cui gli interventi messi in atto possono
raggiungere unefficacia che nessuna
iniziativa individuale può pensare di avere.
Il "potere
sociale" che si crea in unassociazione
consiste in un superiore e qualitativamente nuovo
livello di scambio di rapporti, di attività, di
comunicazioni, che si realizza collettivamente
sia allinterno dellassociazione, tra
gli associati, sia allesterno, tra lassociazione
e lambiente. Tale "potere sociale"
costituisce lindispensabile presupposto per
realizzare tipi di iniziative le quali offrono ai
singoli vantaggi che individualmente non
potrebbero in alcun modo essere ottenuti.
Per sviluppare
tale "potere sociale" la formazione
assume un ruolo di particolare rilievo, poiché
è momento di ampliamento delle capacità e
competenze dei singoli di agire nel proprio
contesto e di operare scelte, rafforzando quindi
la loro posizione e ruolo sia a livello di
singoli che di contesto sociale.
La formazione
infatti tende a rafforzare le stesse motivazioni
che sono allorigine delle associazioni e
che possiamo riassumere in tre punti:
- identità
sociale. Ogni associazione risponde
innanzitutto al bisogno di acquisizione
di una identità collettiva, riconosciuta
quindi dalla società come tale,
trasformando "vizi privati" in
"pubbliche virtù", ossia
trasformando in riconoscimento pubblico
di interessi e valori ritenuti positivi
dai membri ciò che come soggetti singoli
ed isolati può essere ritenuto non
sufficientemente ascoltato, valorizzato,
difeso o addirittura frainteso. Si pensi
ad esempio a categorie come gli anziani o
i nuovi poveri, gli immigrati, i malati,
i tossicodipendenti, gli alcolisti, i
senza casa, i disabili. Lassociazione
offre loro una identità collettiva e una
modalità di pressione sociale, mentre la
formazione è momento di acquisizione di
conoscenze e competenze dei propri
bisogni, diritti, vissuti, per rafforzare
tale identità. E ciò vale anche per
i volontari che operano non per sé
stessi, ma per gli altri a cui offrono la
propria solidarietà: ossia, è momento
di rafforzamento della propria identità
sociale.
- ricerca
di solidarietà interna e/o esterna al
gruppo. Alla base di ogni
associazione di volontariato vi è anche
la ricerca di solidarietà tra gli
associati e nella comunità sociale in
cui operano. In particolare, lassociazione
offre la possibilità ai propri membri di
relazioni e comunicazioni più numerose,
fitte, intense, di quanto ogni singolo
individuo o ristretto gruppo di persone
non possa mai raggiungere; relazioni e
comunicazioni sia interne, tra gli
associati, rafforzando il loro senso di
appartenenza ad un gruppo o categoria
sociale, sia allesterno, nella
comunità sociale, trovando nuovi
interlocutori, nuovi pubblici, prima
irraggiungibili, con cui confrontarsi
collettivamente per ottenere loro
atteggiamenti, comportamenti, scelte, ad
essi più favorevoli. In effetti lassociazione
di volontariato è di per sé un nuovo e
forte soggetto collettivo di
comunicazioni e relazioni, che come tale
è in grado di sollecitare, promuovere,
sviluppare solidarietà sviluppando in
tal senso lopinione pubblica. La
formazione è strumento indispensabile
per rafforzare le capacità dellassociazione
e dei suoi membri di comunicare e
relazionarsi con gli altri, con la
comunità locale, con la società, per
produrre solidarietà.
- offerta
(gratuita) di servizi e di partecipazione
(consenso o dissenso) alla vita sociale.
Lassociazione di volontariato
risponde anche alla necessità dei
singoli di contare di più, di farsi
ascoltare, di partecipare, quindi, anche
in termini di consenso o dissenso che
vada oltre i meccanismi classici di
rappresentanza politica offrendo maggiori
spazi di espressione e di soluzione a
problemi sociali, di espressione anche in
termini di cittadinanza attiva. Lassociazione
di volontariato è quindi anche una sede
di confronto di esperienze, di
partecipazione, di coagulo di consensi o
dissensi che non trovano altre sedi di
affermazione. Partecipazione alla
ridefinizione, in termini collettivi e
quindi anche politici, di bisogni, di
diritti, di possibili diverse soluzioni a
problemi sociali, di valori diversi che
confluiscono così in forme associative
della vita civile. La formazione è
anche momento di elaborazione di forme di
partecipazione a queste finalità
associative.
Concludendo,
quindi, la formazione nelle associazioni di
volontariato assume una particolare valenza di
"rafforzamento" (empowerment) dei
poteri dei partecipanti, e per tale via è la
stessa associazione che si rafforza e offre
maggiori spazi di potere ai propri soci e a
coloro a cui le associazioni di volontariato si
rivolgono con i propri interventi e con le
proprie finalità sociali stesse.
NOTE
1)
Devoto-Oli: Dizionario della lingua italiana
2) F. Busnelli, "Formazione nell'ambito
del volontariato sociale" , in V. Gallina, M.
Lichtner (a cura di),"L'educazione in età
adulta. Primo rapporto nazionale", F. Angeli,
Milano, 1993
3) G. Contessa, La formazione,
Milano, 1993, pag 40 e 41
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