4.1 LA PIANIFICAZIONE
Nella fase di pianificazione dobbiamo condurre due percorsi paralleli: da un lato fare un grande sforzo di sintesi degli elementi emersi nella fase di analisi dei bisogni attraverso la definizione delle finalità dell'azione formativa; dall'altro agire con gli altri volontari per comunicare e condividere il piano formativo. Si tratta di trovare un filo conduttore delle priorità individuate nella definizione dei fabbisogni, valutarne le implicazioni di sviluppo dell'organizzazione e dei membri che la costituiscono, di procedere alla definizione di finalità ed obiettivi condivisi.
Nella fase di pianificazione formativa si definiranno infatti: le finalità delle azioni, gli obiettivi, la denominazione dei progetti e le motivazioni.
Definire la finalità dell'intervento formativo significa rispondere a domande del tipo: "quali risultati voglio ottenere da questa azione formativa"; "quale cambiamento voglio produrre nella mia organizzazione, o nel mio settore, oppure nel mio territorio con la realizzazione di questo progetto?" (1)
Definire gli obiettivi significa in un certo senso 'scomporre' la finalità in risultati attesi o azioni di più immediata verifica; significa definire quali sono le mete intermedie da raggiungere per la finalità che ci siamo proposti. Gli obiettivi devono essere quindi concreti, realizzabili, osservabili e misurabili. (2)
Dietro la definizione della finalità e degli obiettivi ci sono le motivazioni del progetto, che è importante esplicitare in questa fase perché ci consentono di portare elementi per la comunicazione e la condivisione con gli altri dell'intera azione formativa. Molto spesso, nella modulistica per la richiesta di finanziamento questa voce è presente anche sottoforma di "analisi del territorio", "descrizione della situazione socio economica dove si intende realizzare l'azione", "studi di settore", etc. Si tratta di rispondere a domande del tipo: "perché vogliamo realizzare questo intervento", "su cosa si fonda l'idea della necessità di una azione di questo tipo?"
Se abbiamo fatto un'analisi dei fabbisogni formativi siamo in grado già di rispondere a queste domande: infatti, ogni volta che abbiamo sollecitato una riflessione su problemi di natura organizzativa oppure sulle conseguenze per il volontariato di alcuni eventi ed abbiamo fatto emergere i bisogni di formazione dei volontari e dell'organizzazione abbiamo già costruito una solida motivazione al progetto (3). Nelle motivazioni rientrano anche i fenomeni e i problemi che riguardano il territorio e l'area di intervento; a questo proposito si consiglia l'utilizzo di dati, indici ed indicatori così da fornire una descrizione oggettiva degli eventi ed anche per favorire l'azione di valutazione, di cui parleremo nelle pagine seguenti.
Dopo questo sforzo di sintesi e di riflessione, la denominazione del progetto diventa un momento al quale dare sfogo alla fantasia: si tratta di individuare un nome, un titolo, una sigla (solitamente è un acronimo) che possa già fornire una prima indicazione al lettore, sia esso un finanziatore o un possibile beneficiario. (4)