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Carcere, sì al lavoro

Carcere, sì al lavoro

“Il lavoro in carcere va sostenuto e incentivato, non smantellato e cancellato”. Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato, in rappresentanza del gruppo ‘La certezza del recupero‘ interviene così a favore delle dieci cooperative sociale che da un decennio gestiscono il servizio mensa in altrettanti carceri italiane. Un’attività sperimentale che s’interromperà il 15 gennaio dopo una breve proroga concessa dal Ministero della Giustizia. “Quello di domani sarà l’ultimo pasto servito dalle coop, che saranno costrette a licenziare buona parte del personale” prosegue Patriarca. “I vantaggi di questo servizio, ormai prossimo allo stop, sono evidenti. Affidare le mense alle cooperative – aggiunge il presidente del Cnv – non migliora solo la qualità del vitto, ma anche la vita stessa dei detenuti. Il lavoro permette loro di riacquistare la consapevolezza di sé. Ma non è tutto: in questo modo si abbattono sia i costi sia la recidiva, che passa in media dall’80 al 7 per cento”. Il primo segnale di apertura arriva da Santi Consolo, nuovo presidente del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). “Stamani Consolo ha ribadito la volontà di proseguire il rapporto con le cooperative – prosegue Patriarca – e per questo le ha convocate in un incontro che si terrà il 21 gennaio. Il capo del Dap giudica positiva l’esperienza fin qui svolta. Ebbene, si tratta di un primo positivo segnale. Mi auguro che nei prossimi giorni l’amministrazione penitenziaria riesca a trovare un accordo. Perché investire sulle misura alternative alla pena, sull’accoglienza esterna e sull’inserimento lavorativo conviene a tutti. Sia socialmente sia economicamente”.
Da oltre un anno e mezzo il gruppo di lavoro ‘La certezza del recupero’ – di cui oltre al Cnv fanno parte tra gli altri anche Seac, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Comunità Papa Giovanni XXIII, Sesta Opera S. Fedele Onlus di MilanoCentro di accoglienza “Padre Nostro “ di PalermoAssociazione “Il Poggeschi per il carcere” e Caritas – sta lavorando per il riconoscimento a pieno titolo delle misure alternative alla pena e delle comunità di accoglienza.

 

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